Scritto da Extraduzione.
È ad un ulteriore episodio di questo spettacolo deprimente che ho appena assistito durante il videoforum di Repubblica dedicato a Luca Zaia, neogovernatore della Regione Veneto.
Siamo nello studio di un quotidiano che si dichiara libero e opposto al regime, che ha condotto e conduce innumerevoli e meritorie campagne contro le menzogne e la corruzione del governo, contro gli attacchi alla magistratura, alla libertà di stampa, contro la scomparsa delle notizie dai telegiornali nazionali. Mi aspetto dunque legittimamente un’ora di serio, agguerrito dialogo, durante il quale Massimo Giannini ed Annalisa Cuzzocrea faranno il punto sulle spinte secessionistiche della Lega, sulle polemiche del ddl intercettazioni e soprattutto sull’ennesima uscita di Bossi, che ha attaccato una volta di più la Nazionale (e indirettamente, ma neanche tanto, l’Italia) affermando senza mezzi termini che la partita con la Slovacchia verrà comprata, e provocando una risposta immediata e durissima della Figc.
Ebbene no. Dallo studio di RepubblicaTV, davanti ai miei occhi spalancati per lo stupore, si srotola pian piano un’intervista assolutamente orizzontale durante la quale il vicedirettore di Repubblica e la sua collega non solo non mettono nell’angolo Zaia, ma lo corteggiano garbatamente, come si fa in ogni salotto buono. Gli permettono di dire in tutta libertà che no, non c’è alcun razzismo, che sì, il dialetto veneto è un criterio fondamentale per l’assunzione di nuovi lavoratori, che no, in Veneto non c’è lavoro nero per gli immigrati, e se c’è è colpa dei cittadini. Proprio così : infatti un utente nel frattempo ha preso il posto della difesa dei fatti lasciato libero da Giannini e si è permesso di scrivere in diretta dicendo che al nord il lavoro nero c’è eccome, e che se Zaia vuole rendersene conto non ha che da andare a vedere di persona. La replica di Zaia (indisturbato) è che, se il lavoro nero c’è, è colpa di cittadini come questo, che non lo denunciano. Non del sistema economico allo sfascio, non della crisi che spinge verso il mercato nero, non di un’immigrazione malgestita, non delle sacche razziste del nord e del sud Italia che emergono sempre più ovunque, adeguatamente stimolate dalla Lega : ma dei cittadini.
Un altro utente scrive per lamentare l’assenza degli investimenti nella ricerca e si definisce « in esilio ». Zaia risponde che dire « in esilio » è offendere l’Italia, perché in Italia la ricerca c’è e funziona benissimo, se lui se n’è andato, lascia intendere, vuol dire che non era abbastanza bravo. Giannini sembra scuotersi dal torpore ed accenna un timido « Beh no, la ricerca in Italia non sta proprio benissimo ». Ma dura un attimo. Infatti Zaia ha la risposta pronta : « Lei, Giannini, è qui a dimostrare che in Italia chi lavora avanza. Lei si è fatto il mazzo [sic] e adesso lavora a Repubblica ». Giannini risponde « Su questo non c’è dubbio », e riassume la posizione orizzontale.
E non una parola sul secessionismo, non una parola su Bossi. Il tutto sostituito da tanti, tanti salamelecchi, compresi gli apprezzamenti della redazione per il comportamento del neogovernatore, che non urla come i suoi colleghi. Andando avanti di questo passo, un bel giorno sentiremo un conduttore complimentarsi con un politico perché sa articolare parola invece di esprimersi a gesti e pernacchie.
Dopo mezz’ora di questo spettacolo ho inviato un commento in diretta al videoforum. Dicendo quello che provavo. Che ero allibita di vedere che persino nello studio di Repubblica si facesse un’intervista compiacente a Zaia. Aggiungendo, per inciso, che sono anch’io una ricercatrice « in esilio », perché la ricerca in Italia non va affatto benissimo.
Nello studio di uno dei pochi quotidiani che leggo (leggevo ?) ancora con qualche attenzione, il mio doppio commento naturalmente non è apparso. Censurato. Sono stati pubblicati in compenso svariati complimenti a Zaia, compreso uno in cui si proponeva « cloniamo lui, invece delle pecore ». Una proposta di sicuro interesse per il pubblico e per l’elettorato.
Scritto da Extraduzione.