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Appassionato discorso di apertura per Annozero

20 Mai
Scritto da Extraduzione

Santoro ha introdotto la trasmissione di stasera con un una lucida e appassionata arringa. Un’arringa diretta innanzitutto al suo pubblico, ma anche agli organi di controllo e dirigenza della RAI ed alle diverse parti politiche, fra cui certi « cialtroni » del Pd – ha detto – « gente con cui non vale la pena nemmeno prendere un caffè ».

Al centro del suo ragionamento i tre punti seguenti: il giudizio sul suo operato professionale, l’interesse mediatico suscitato (o piuttosto provocato) sui suoi contratti, lo stato attuale del servizio pubblico.
« Prendero’ un po’ più di tempo », ha precisato Santoro. Invece del solito pugno di minuti, l’Anteprima di stasera è stato un vero appello: un appello alla coerenza, al coraggio, persino al buon gusto (una piacevole sorpresa, coi tempi che corrono). Dopo un’apertura nella quale deplorava la pioggia di lezioni morali pronunciate da chiunque, persino da Vespa (« che cia dia lezioni di morale, lui che viene pagato come l’ultimo premio oscar per fare un programma in crisi – ha detto – è veramente troppo »), Santoro si è rivolto al suo pubblico, l’unico ad avere un vero diritto a non essere d’accordo, anzi, « ad incazzarsi ». Il pubblico però, ha continuato, vede, ascolta, segue il giornalista e poi giudica. E sarà il pubblico a giudicarmi, dice Santoro; a ragion veduta, quando avrà visto cosa avrò fatto, quali saranno i programmi a cui darò vita se firmo l’accordo con la RAI. Sarà lui a dire se ho sbagliato o se ho fatto bene a firmare per andare avanti e inventare programmi diversi.
Il giornalista si è poi rivolto ai dirigenti RAI, e prima di tutti al Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, Sergio Zavoli, di cui ha celebrato i meriti professionali (« un maestro ») e riconosciuto lo spessore morale, ai politici ed in particolar modo agli esponenti del Pd. Bisogna essere coerenti, ha detto, prendere posizione; troppo facile sfruttare gli annunci di liquidazioni milionarie, bisogna dire chiaramente da che parte si vuole far pendere l’ago della bilancia: se verso quello di una televisione immobile, che non parla dei problemi reali e rifiuta programmi come Annozero, o verso quello di una RAI che pensa che Annozero sia un ottimo investimento economico, oltre che un prodotto di qualità.
Dov’eravate voi quando su Annozero piovevano le accuse e le censure preventive? Dov’eravate mentre lavoravo accerchiato come Custer, attaccato non solo dagli indiani ma anche dai nostri? Dov’eravate quando si discuteva della libertà dei giornalisti? Queste le domande che Santoro pone a quanti si dichiarano oggi scandalizzati dalla possibilità dell’accordo e gridano al tradimento dell’impegno e del pubblico (nutrito) di fedelissimi. E si rivolge direttamente al direttore di Repubblica, Curzio Maltese, autore oggi di un articolo su di lui: « Dov’eravate quando venivamo sanzionati dall’Authority, in spregio alla libertà d’espressione sancita dalla Costituzione?« . Ricorda inoltre le varie fasi della contesa legale fra lui e RAI, le sentenze dei giudici, le reazioni della destra e della sinistra. « Annozero è un programma che vuole fare il magistrato o Annozero lo considerate un elemento fondamentale per il servizio televisivo? Dovete dare questa risposta prima di mettervi a discutere se la mia liquidazione sia giusta o no », dice. Ricorda come dai tempi dell’editto bulgaro il lavoro di diversi giornalisti, lui compreso, sia stato un vero percorso ad ostacoli; che se Santoro è tornato in RAI è perché così ha stabilito la magistratura; che la sentenza che gli ha dato ragione è oggi passata in terzo grado, e sarà sottoposta al giudizio della Cassazione. E pone la seguente domanda: « Ma c’è bisogno di un giudice per decidere che un programma che fa il 20% di ascolto deve andare in onda? Vorrei capire Bersani cos’ha da dire su questo« . Una disamina che vede Santoro pronunciare i nomi di Sabina Guzzanti, di Daniele Luttazzi, nel rammarico di non averne ancora vista una riabilitazione (e a questo proposito il giornalista cita anche Enzo Biagi, che ha avuto « un simulacro » di ritorno). Questa parte del discorso si conclude con il riferimento a Raiperunanotte, salutato come un vero spazio di libera espressione.
Infine l’indicazione di una potenziale apertura: « Se sentirò che la RAI è con me, anche una parte piccola della RAI – dice Santoro – io resterò« ; « se invece voi pensate che la RAI non sia un luogo per Annozero, per un programma con quel tasso di spregiudicatezza, di senso critico, allora lasciatemi andare via ». Per poi concludere: « Trent’anni di battaglie non si cancellano con un contratto« .
Prima che andasse in onda la trasmissione avevamo fatto un pronostico: che Santoro avrebbe messo tutto nelle mani del pubblico e dei suoi avversari. Quella previsione si è rivelata esatta. Attendiamo di vedere cosa ne uscirà. Per ora la sensazione è quella di un grido di coerenza, un sasso nello stagno di una televisione pubblica votata al suicidio.